Mo: Tajani, ’situazione preoccupante ma si può ancora scongiurare escalation’

Roma, 1 ago. (Adnkronos) - La situazione è "preoccupante", perché gli scontri si moltiplicano e la polveriera è sempre vicina al fuoco. Ma, al momento "non sembrano essere imminenti reazioni che portino ad una escalation distruttiva. Dobbiamo tutti adoperarci in ogni modo per non interrompere la possibilità di tenere vivo il dialogo e arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. La guerra non deve diventare inevitabile. E per questo ci stiamo impegnando con contatti continui, dobbiamo lavorare giorno e notte". Lo dice al Corriere della Sera il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando la situazione sempre più accesa din Medio Oriente, all’indomani dell’uccisione del leader politico di Hamas Haniyeh.

Il ministro afferma di sperare che non vi sia una reazione dell’Iran, "anche se le prime dichiarazioni potrebbero andare in questo senso. È evidente che siamo sul filo del rasoio, ma se da Teheran si chiede l’intervento dell’Onu — quindi si coinvolge la comunità internazionale sul piano politico — potrebbe significare che non si assisterà a una reazione sproporzionata. Ne ho appena parlato con il mio collega ministro degli Esteri emiratino, che poche ore fa era a Teheran, proprio per l’insediamento del nuovo presidente. Non parliamo ad alta voce dell’incendio, proviamo a spegnerlo con la diplomazia silenziosa e con azioni discrete".

Riguardo la risposta di Israele, afferma, "non so e non voglio giudicare nello specifico se questo gesto sia più grave di altre ritorsioni o azioni di guerra: ma insisto, noi abbiamo il compito di lavorare per evitare in ogni modo l’escalation. E anche oggi, come già abbiamo fatto in passato, ad Israele diciamo che il diritto all’autodifesa è indiscutibile, ma che non si deve cadere nella trappola di reazioni alle azioni di Hamas e Hezbollah che siano sproporzionate. Adesso che di fatto è finita l’offensiva a Gaza contro Hamas (che è stato sostanzialmente sconfitto sul territorio, tanto che sono ripresi gli aiuti alla popolazione), bisogna lavorare per liberare gli ostaggi, per il cessate il fuoco, non rendere impossibile una stabilizzazione dell’area".

Quanto al Libano, Tajani sottolinea che "siamo in contatto continuo e diretto con i nostri connazionali. Tremila vivono stabilmente in Libano, spesso hanno doppio passaporto, e non hanno intenzione di essere evacuati, circa trecento possono farlo se lo chiedono, noi siamo pronti per ogni evenienza, ma al momento non sembra esserci un pericolo immediato. Non tranquillizzo né drammatizzo: monitoriamo in tempo reale. Al momento sembra che rischi imminenti non ce ne siano. Abbiamo chiesto attraverso il ministro Crosetto all’Onu che venga valutata la situazione e garantita la sicurezza dei nostri soldati sul posto, con un mandato chiaro e non equivoco. Non dipende da noi quello che si può fare sul campo, ma dal mandato internazionale. Siamo ben attenti a che nulla venga lasciato all’improvvisazione. Allo stato però, lo ripeto, non sembra ci siano rischi imminenti. Noi lavoriamo perché prevalga il buonsenso da tutte le parti, è il nostro ruolo, quello della mediazione su tutti i fronti".

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