Roma, 29 lug. (Adnkronos) - "Quello che mi colpisce in questi giorni in cui si ricostruisce sui giornali, e lo fa tutto il centrodestra, la vicenda ligure come una specie di golpe, tralasciando la parte strettamente processuale, e’ che ci troviamo di fronte ad una maggioranza di governo che lo denuncia sostanzialmente con dei tweet. Non utilizzano nessuno degli strumenti previsti dalla Costituzione per intervenire eventualmente in una situazione che ritengono abnorme, né il potere ispettivo, la facoltà disciplinare che ha il Ministro della Giustizia, ne’ eventualmente la forza di una iniziativa legislativa, perché chi denuncia questo ha la maggioranza in Parlamento". Lo ha detto il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a Radio Anch’io su Rai Radio 1.
"Mi risulta poi che il ricorso in Cassazione, che dovrebbe essere lo strumento principe per intervenire in una vicenda che abbia eventualmente profili di abnormità, è stato fatto solo qualche giorno fa. Quindi noi stiamo assistendo ad una rappresentazione che non corrisponde, stando all’azione e alla reazione del centrodestra, alla realtà".
"Molto tempo prima dell’inchiesta giudiziaria io avevo denunciato - ha ricordato Orlando - una democrazia che si stava trasformando in Liguria in una oligarchia predatoria. Sostanzialmente in una situazione nella quale il censo, il denaro, la posizione economica diventano in qualche modo un viatico per accedere a decisioni e sedi decisionali svuotando quelle che sono le sedi proprie dal punto di vista istituzionale. In Liguria è successo proprio questo: si decideva nelle barche o nelle ville e non in consiglio regionale o nella giunta regionale. Credo che questo sia l’anticamera di un indebolimento del principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La Liguria è una regione nella quale si possono aspettare moltissimi mesi per una visita specialistica ma poche settimane, se hai gli amici giusti, per avere una concessione demaniale. Questo non era necessario attendere l’inchiesta per comprenderlo".
"Da Gennaio scorso, quando mi era stato chiesto da qualcuno, che aveva pensato a me come possibile figura per mettere insieme la coalizione delle opposizioni in regione, ho sempre risposto che voglio dedicarmi alla mia regione nelle forme e nei modi che sono più utili - ha spiegato l’esponente dem - perché mi rendo conto che stare al governo mi ha anche allontanato un po’ dal mio territorio e questa legislatura volevo dedicarla a riprendere un rapporto più forte con la mia regione. Questo significa che devo essere io il candidato? Non necessariamente. Questo significa che voglio fare una battaglia che sto facendo. A questo punto è urgente che la coalizione definisca l’ingaggio programmatico, quali sono gli elementi, qual è la figura più idonea a rappresentare la piattaforma sulla quale costruire una alternativa, che non può essere solo la critica a Toti".
"Questo tipo di lavoro deve essere fatto molto velocemente, sapendo che nel caso c’è una mia disponibilità a dare una mano nelle forme e nei modi che si vorranno decidere. Quello che è molto importante sarà vedere, una volta individuata la figura o le figure, quale corrisponde di più alle aspettative dei liguri, del popolo del centrosinistra e valutare se si incastra con il programma che viene costruito. Un lavoro complicato che va fatto in pochissimo tempo. Io dico: facciamo una ricognizione seria e scrupolosa per capire quali figure il centrosinistra ligure offre e poi tiriamo le somme".
"Matteo Renzi nel caso ligure ha espresso un giudizio non proprio lusinghiero sulla eventualità di una mia candidatura. Quindi su questo magari è necessario fare un approfondimento, ove mai ci fosse in campo la mia candidatura. Quello che ritengo importante, ancor più in Liguria, è una verifica su alcuni punti - ha osservato l’ex ministro dem - perché non si può fare e disfare una coalizione sulla base di una intervista. Penso che dobbiamo mettere in fila due cose: una volonta’ chiara di rompere con un sistema che si era creato in Liguria, che metteva in discussione la dinamica democratica e che in qualche modo ha visto in Toti e Bucci i protagonisti, l’altra è intestarci la volontà e il ruolo di impedire che in Liguria si vada ad una paralisi, perché il rischio che questo possa avvenire c’è. Le forze che intanto riconoscono questi due punti come precondizione per cominciare il lavoro credo che si debbano parlare, confrontare e discutere per vedere se ci sono le condizioni per un lavoro comune".