Roma, 29 lug. (Adnkronos) - "Se per Enrico IV Parigi valeva bene una messa, per Giorgia Meloni Palazzo Chigi vale bene un’abiura. Sono distanti gli anni in cui lei, da leader dell’opposizione, si scagliava contro ’il modello Cina’, contro le importazioni di auto elettriche dal Dragone, contro il 5G affidato a Huawei e via discorrendo. Una alla volta, ogni pregiudiziale e’ caduta, nel segno del camaleontismo tattico già visto all’opera in altri contesti, e oggi fa quasi sorridere che sia lei -all’indomani del voto contrario alla governance UE- a proporre l’Italia come ’ponte tra Cina e Unione Europea’". Lo dice il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"In realtà, al di là delle consuete photo-opportunities ad uso social, in Cina la nostra Presidente del Consiglio sta girando a vuoto - aggiunge Borghi - dimostrando purtroppo la marginalità del nostro Paese che non sa svolgere una autentica funzione politica di raccordo perché gli altri partner Ue non ce la riconoscono, e va alla ricerca di qualche accordo bilaterale per tenersi in partita. Dopo tutta l’enfasi sul G7 (non scordiamoci che Giorgia Meloni è andata in Cina da presidente di turno), c’era da attendersi qualcosa di più di un giro della giostra sostanzialmente a vuoto".