Roma, 17 ago. (Adnkronos) - Francesco Cossiga "aveva il culto della democrazia, ma la giusta considerazione del consenso, ieri tenuto debitamente in considerazione, oggi spesso indebitamente rincorso. È anche da questo sistema di valori che nasce la ’Grande Riforma’ su cui è incentrato il suo messaggio alle Camere del 1991". Lo scrive Mario Benedetto, autore di ’Francesco Cossiga. L’Italia di K’, in un articolo pubblicato da ’Il Messaggero’ nel quattordicesimo anniversario della morte dell’ex Capo dello Stato.
"Siamo -si ricorda nel testo- nel pieno del Governo Andreotti, in un momento complesso, con un deficit di bilancio di oltre il 10% del Pil. Esposte le esigenze dello Stato, con un riferimento non scontato alla centralità dei diritti individuali, sono le conclusioni a racchiudere il senso più intimo del messaggio: il bisogno di riforme istituzionali non solo politico, ma ’civile, morale e sociale’. Serve uno ’spirito popolare di riforma’. In alcuni passaggi il messaggio indica strade, come la necessità di un potere esecutivo da sottrarre alla ’parcellare tecnica emendatizia del Parlamento’. L’eredità più grande del messaggio credo risieda, però, nella cornice valoriale nell’ambito della quale ogni partito, di ogni colore, può muoversi anche oggi, con lo sguardo rivolto a un alto disegno ’culturale’".
"Un’indicazione alla politica, ma anche alla cittadinanza attiva coraggiosa. Convinzione raccontata non solo dalle parole di Cossiga, ma dalla sua storia. Dalla vittoria su Antonio Segni, sfidato con coraggio da ’giovane turco’, alle elezioni del direttivo provinciale della Dc di Sassari sino alle dimissioni affidate a un messaggio tv di 43 minuti nel 1992 dalla sala del Bronzino del Quirinale."
"Quello sulla Grande Riforma è non tanto il messaggio di un potente, ma un messaggio potente. Un concetto che va oltre il potere, parola finita nel cono d’ombra di insiemi lessicali ’negativi’ quando invece rappresenta una risorsa per tutti, se conosciuto e ben amministrato come la storia del leader sardo ci racconta. Cossiga non si definiva leader, diceva di riconoscendosi più in un Coty che in un De Gaulle. Ma anche in questo sta la sua leadership. E anche in questo -conclude Benedetto- sta l’eredità di un pensiero di cui, condividendone o meno certi dettami, la Grande Riforma svela la più affascinante modernità".