Roma, 9 ago. (Adnkronos) - Da undici anni non esiste più politicamente, ma ha solo una vita giuridica. Pur avendo chiuso i battenti nel 2013 per lasciare il posto alla ’nuova’ Forza Italia, il Popolo della libertà è un partito fantasma, ma non proprio invisibile, visto che ha ancora tanti debiti da pagare. Spulciando l’ultimo bilancio, quello chiuso al 31 dicembre 2023, si scopre infatti che i suoi conti continuano ad essere in rosso: il ’disavanzo patrimoniale complessivo’, come si dice nel gergo tecnico, è di oltre 11 milioni di euro anche se è diminuito rispetto al passato grazie all’avanzo di esercizio di circa 57mila euro. Ma quel che colpisce è che a garantire la sopravvivenza della formazione politica ormai ’estinta’, con un ’prestito infruttifero’ di quasi 3 milioni di euro concesso nel 2013, ci pensa ancora uno dei suoi fondatori, Silvio Berlusconi, che è scomparso il 12 giugno di un anno fa.
Il ’contributo’ dell’ex premier è contenuto nella voce ’debiti verso altri finanziatori’, che, scrivono nella nota integrativa l’avvocato Fabio Roscioli, presidente liquidatore pidiellino (nonché attuale tesoriere di Forza Italia considerato vicino alla famiglia Berlusconi) e il ’co-liquidatore’ Pasquale Grimaldi, "restano invariati rispetto all’anno precedente: comprendono esclusivamente il prestito infruttifero erogato nel 2013 dal presidente Berlusconi", pari a 2 milioni 800mila euro, come certificato anche nel precedente rendiconto. Nei documenti contabili non c’è nessun accenno in proposito, ma morto il leader azzurro ora il ’prestito’ (che a differenza della donazione prevede sempre la restituzione del denaro) dovrebbe gravare sulle spalle degli eredi, ovvero dei figli.
Allo stato, il Pdl, ’contenitore’ lanciato dal Cavaliere salendo su un predellino (quello della sua auto blu, in piazza San Babila a Milano il 18 novembre 2007) e che doveva essere il partito unico del centrodestra, risulta indebitato ancora per 11 milioni 286mila 216 euro. Carte alla mano, di fatto, è debitore non solo nei confronti dell’ex premier ma anche di Forza Italia per oltre 1 milione e mezzo di euro (’buffo’, interessi maturati inclusi, che si sarebbe dovuto estinguere entro il 10 agosto 2016 grazie a un accordo transattivo siglato nell’ottobre del 2014) e verso Alleanza nazionale (associazione in liquidazione) per poco meno di 700mila euro, a causa di un contenzioso tutt’ora pendente, che ha comportato due atti di pignoramento, di cui uno, "presso terzi" e "a valere sui crediti per contributi elettorali" è "ancora efficace ad oggi". (segue)
A pesare sulle casse del Popolo della Libertà, nato nel 2009 dalla fusione di Fi e An, ci sono, infatti, soprattutto le controversie legali ancora in corso: due in particolare sono quelle considerate le più rilevanti e riguardano la società ’Roboris Re srl’ e l’ex partito di Gianfranco Fini appunto. Tra i cosiddetti debiti correnti restano i 76mila 273 euro dovuti all’Associazione politica nazionale ’Lista Marco Pannella’ per un giudizio di risarcimento danni. Secondo le ’poste’ visionate dall’Adnkronos, l’associazione del Pdl ("dal 23 maggio scorso sciolta e messa in liquidazione, considerata la difficilissima situazione finanziaria e avendo da tempo cessato ogni attività politica") presenta ’debiti’ che ammontano complessivamente a 7 milioni 284mila 507 euro, totalmente evidenziati come ’correnti’.
Nel dettaglio, a proposito delle controversie tutt’ora pendenti, va sottolineato che sono iscritti nella voce ’Altri debiti’, per un ammontare complessivo di 3 milioni 914mila 422 euro, due importi: uno da 1 milione 555mila 200 euro da versare a Forza Italia a cui vanno aggiunti i 469mila 329 euro di "interessi maturati sul ritardato pagamento di rate" previsti dall’accordo transattivo del 22 ottobre 2014 più altri addebiti minori; un altro di 669mila 491 euro da versare ad Alleanza Nazionale. Quest’ultima somma, si precisa, rappresenta gli "addebiti di costi sostenuti da An, in base alla scrittura privata a suo tempo sottoscritta, che ha regolamentato le modalità di addebito delle spese in oggetto e la loro estinzione, oltre alle spese accessorie e alle quote di interessi calcolati al tasso legale". (segue)
Il Popolo della libertà, spiegano i liquidatori, "non ha nel tempo rispettato le scadenze concordate ed il creditore", An, "ha promosso ricorsi per decreti ingiuntivi per recuperare il proprio credito, che hanno successivamente generato due atti di pignoramento presso terzi nel corso del 2016 e del 2017": al 31 dicembre 2022 "è ancora in essere l’atto di pignoramento notificato nel 2017".
Quanto al giudizio che vede il Popolo della libertà contrapposto alla società ’Roboris Re srl’, la controversia, informa la nota integrativa, si è conclusa il 17 novembre del 2022 con la sentenza n.7313 con cui la "Corte di appello di Roma ha revocato il decreto ingiuntivo a suo tempo opposto ma al contempo condannato il Pdl al pagamento di 2 milioni 975mila 212,22 euro, oltre Iva e interessi legali dalla domanda al saldo e alla refusione delle spese nella misura di 27mila 852 euro per il primo grado e di 31mila 283 euro per il secondo grado".
I cosiddetti oneri della gestione caratteristica (dal personale alle bollette telefoniche) sono in diminuzione e stimati in 19mila 981 euro (nel passato erano pari a 46mila 705 euro). I debiti verso fornitori superano i 500mila euro. Le ’attività’ sono composte soprattutto dai crediti ammontano complessivamente a 1 milione 200mila 673 euro, mentre la residua disponibilità liquida è pari a 468 euro.