Milano, 13 ago. (Adnkronos) - Il documento con cui il governo può risolvere il sovraffollamento delle carceri e liberare circa 30mila posti è già pronto. In poche e semplice pagine, ben scritte, c’è la ricetta in tre punti - arresti domiciliari, comunità terapeutiche e misure alternative - che permetterebbe di dare respiro a una popolazione che conta più di 61mila detenuti e un indice di sovraffollamento del 130% con punte del 231% a San Vittore, maglia nera tra i 190 istituti lungo la Penisola. A offrire la possibile risoluzione è l’analisi dello scorso 1 agosto del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (a cura degli esperti Giovanni Suriano, Fabrizia Pinelli e Fabrizio Luzi).
Il dato di partenza è il numero dei detenuti stranieri all’interno dei penitenziari italiani: 19.151 (pari al 31,33%), di cui 16.364 extracomunitari. Un numero "assai elevato" che se legato alla tipologia di reati da loro commessi - in gran parte contro il patrimonio -, potrebbe essere abbattuto "significativamente" con un "intervento legislativo", ossia una norma per individuare "domicili idonei a consentire la concessione della detenzione domiciliare" che, a oggi, risulta accordabile solo in astratto "frapponendosi l’indisponibilità di adeguate e sicure allocazioni alternative rispetto al carcere". Case ’sicure’ al posto delle sbarre.
Altro possibile intervento riguarda la tipologia di reato. Nel giugno del 2024 le persone detenute in attesa di primo giudizio per reati contro il patrimonio erano complessivamente 3.796, per reati contro la persona 1.178 e in materia di stupefacenti 2.875. "Un più incisivo ricorso ad adeguate e meglio strutturate misure terapeutiche extra murarie (come l’affidamento in prova), potrebbe, probabilmente, - emerge dall’analisi - contribuire ad alleviare l’attuale sovraffollamento" e abbattere la presenza di chi finisce dietro le sbarre per piccoli furti fatti per procurarsi droga.
Eventuali interventi potrebbero incentrarsi anche sul numero di detenuti per reati contravvenzionali (4.186, di cui 3.755 condannati) che si contraddistinguono per il "ridotto allarme sociale", si legge nell’analisi del Garante dei detenuti, così come sui 1.341 detenuti in regime di semilibertà, per i quali potrebbe, invece, ipotizzarsi "un nuovo ricorso alle licenze straordinarie", già sperimentate nel periodo Covid.
Dall’analisi si evince che i condannati a pena da 0 a 3 anni ammontano complessivamente a 23.087; escludendo i 3.807 detenuti per reati che non usufruiscono di benefici, "restano 19.280 possibili fruitori di misure alternative alla detenzione", mentre "i detenuti per reati non ostativi con pena residua fino a 8 mesi sono 4.303". Se alle oltre 19mila persone dietro le sbarre che hanno già diritto a beneficiare di misure alternative, si sommano gli stranieri, almeno una parte, che potrebbero essere collocati ai domiciliari (o rimpatriati), chi potrebbe invece essere curato in comunità o chi non è così pericoloso da stare in manette, la somma di celle vuote potrebbe superare le 30mila.