Roma, 7 ago. (Adnkronos) - Momenti di tensione, questa mattina, alla Camera, sul dl carceri. Il dem Marco Lacarrra nega alla leghista Simonetta Matone di firmare il suo ordine del giorno al provvedimento per evitare che i figli minori vivano in carcere con le madri ed è subito bagarre in Aula. Dopo la riformulazione del governo accettata da Lacarra (’’ringrazio l’esecutivo per aver accolto il mio odg, sia pure con la riformulazione, però ora ci aspettiamo atti concreti’’), Matone chiede di mettere la sua firma "a titolo individuale" sul’ordine del giorno piddino, che intanto sta raccogliendo il consenso di altri gruppi parlamentari. Lacarra rifiuta, spiegando di ’’non voler accettare la sottoscrizione della collega, pur stimandola personalmente, perché è in palese contraddizione con quanto da lei dichiarato nel corso della Commissione che esaminava gli emendamenti del ddl sicurezza’’.
Ettore Rosato, esponente di Azione, critica il diniego sostenendo, tra le proteste nei banchi, che ’’va accolto il passo avanti’’ dell’ex magistrato su un argomento così delicato. Il deputato del Pd, Federico Fornaro, ribatte: ’’Credo che ci sia anche un limite: è nel diritto del primo firmatario decidere se accettare o meno eventuali sottoscrizioni. Collega Rosato, con grande rispetto, a lei manca un pezzo: un’intera notte su questi temi abbiamo ricevuto solo dei no!", rimarca tra gli applausi dei colleghi di partito, del Movimento Cinque stelle e di Avs. "C’è un problema di coerenza: questo non è un passo in avanti, il vero passo in avanti, se la collega Matone e il gruppo della Lega vorranno farlo, lo faremo alla ripresa, quando discuteremo il dl Sicurezza su cui spero non venga messa la fiducia’’, argomenta Fornaro.
Matone non ci sta:’’Credo che vada fatta chiarezza: la Lega non ha mai voluto mandare i bambini in carcere, ma bensì proteggere le donne costrette dall’organizzazione che vige all’interno dei campi nomadi, proteggere queste donne sfinite dalle gravidanze e massacrate di botte se non tornano con il bottino a casa... Capisco l’irritazione, ma quello che è contenuto in ciò che è stato votato nella Commissione giustizia è altro. La fattispecie è: ti presenti davanti al magistrato con 30-40 precedenti per furto aggravato, quel magistrato ragiona sulla tua condizione personale ed esistenziale e ti manda in un ICAM. Il quesito che io pongo all’opposizione è: meglio stare dentro la metropolitana a rubare, al settimo mese di gravidanza, o è meglio stare in un ICAM, con il medico, il puericultore, il ginecologo?’’, chiede l’ex magistrato tra gli applausi del centrodestra.
’’Io voglio sapere quanti di questi che si indignano sono mai entrati in un campo rom, magari col tacco 12...’’, ironizza Matone suscitando la protesta dell’opposizione con urla e gesti che, però, il presidente di turno, Sergio Costa, non vede e non può sanzionare. ’’Quanti -continua l’esponente leghista- hanno visto le condizioni inumane in cui sono donne e bambini, lasciati da loro, lì, in virtù di un finto rispetto della differenza etnica che non esiste’’. Prende la parola Tommaso Foti, capogruppo di Fdi a Montecitorio: ’’Lasciamo perdere lo stile parlamentare, perché giustamente il regolamento prevede che si possa anche non accettare la firma e la sottoscrizione di un ordine del giorno, però vorrei far presente che lo stesso primo firmatario dell’odg ha accettato la riformulazione del governo. E allora c’è una proprietà transitiva. Matone non può rivedersi in un ordine del giorno che il governo riformula, mentre l’opposizione, o il primo firmatario, può, invece, ravvedersi e accettare la riformulazione del governo, che è molto più restrittiva rispetto all’ordine del giorno!’’.
’’Allora -fa notare Foti- io penso che il voto su questo ordine del giorno, come riformulato dal governo, ma lo dico sinceramente, sia il voto di tutta la maggioranza. E quindi, nel momento in cui si non accetta la sottoscrizione da parte di un componente della maggioranza, io penso che il governo, a questo punto, dovrebbe ritirare la riformulazione ed è chiuso il discorso". Maria Elena Boschi, deputata di Iv, difende Lacarra: ’’Chi segue i lavori in Commissione sa bene che cosa c’è dietro anche al rifiuto di Lacarra su questo ordine del giorno, perché non è soltanto una questione tecnica, onorevole Foti, un ordine del giorno è anche una questione politica".
’’Con quale coraggio -si sfoga Boschi- state cambiando, con il decreto-legge sicurezza, una norma del 1930, che era più garantista di quello che andate a fare voi oggi? Una norma che prevede il rinvio del carcere per le donne incinta e quelle con bambini sotto 1 anno. Voi, invece, con il decreto-legge Sicurezza le mandate in carcere, e con orgoglio, come ha rivendicato l’onorevole Matone, come se il carcere fosse un centro termale, una Spa, in cui si sta meglio che nei campi rom...’’, ammonisce tra gli applausi dell’opposizione, che aggiunge: ’’Nell’ordinamento democratico non si fanno le norme razziali nei confronti dei rom o di chiunque altro, si fanno delle norme che sono di portata generale! Quello che ha detto Matone non fotografa la realtà, noi nelle carceri ci andiamo!".
Dura anche l’intervento della dem Debora Serracchiani: ’’Mi verrebbe da domandare a quest’Aula quando arriveranno le leggi razziali, perché credo che qui stiamo andando verso questo... Io credo che non si possa sostenere che si proteggono le donne e che si dà maggior sicurezza ai cittadini, mettendo le donne e i bambini in carcere. Questa è una vergogna! Ed è una vergogna che dovrebbe richiamare alle coscienze di tutti, non soltanto dell’opposizione’’. A questo punto prende la parola a nome del governo il sottosegretario Andrea Ostellari, annunciando il ritiro del parere favorevole con riformulazione. E il dibattito torna a infiammarsi.
Il piddino Marco Furfaro si inalbera: ’’E’ davvero obbrobrioso che si faccia una ripicca per bullismo politico. È una vigliaccheria che si faccia una ripicca sulla pelle di bambini che soffriranno fragilità e debolezze e complessità indicibili perché c’è una maggioranza spietata e feroce, incapace di risolvere qualsiasi problema degli italiani e non sa fare altro che prendersela con le persone più fragili’’. "La vostra azione è ideologica e lo ha spiegato, purtroppo ancora una volta come aveva fatto in Commissione giustizia, la collega Matone", rincara la dose Federico Gianassi, esponente dem.
Contro la Matone si schiera anche Riccardo Magi: "Dall’intervento della Matone abbiamo appreso due cose: la prima è che il governo sta legiferando in maniera etnica, la seconda è che, siccome siamo impotenti nei confronti di chi davvero è ai vertici di un meccanismo di racket e non riusciamo a punire chi compie questi reati, allora il governo intende prendersela con le vittime, con le donne vittime di soprusi. E, più indifesi ancora di queste vittime, sono i minori. Arrestare le madri vittime di un meccanismo di sopraffazione e i loro figli non è la strada giusta per chiudere i campi rom". L’azzurro Pietro Pittalis difende Matone: "A me dispiace che una persona perbene, una persona garantista, una persona per la quale parla la sua vita professionale, una che il diritto lo ha studiato, una che i problemi sicuramente li conosce, oggi venga additata come una sorta di nemica dei diritti delle madri e delle madri detenute in particolare".